Lino Centi | X Livia Marquez
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X Livia Marquez

X Livia Marquez

Una settimana prima di partire ci siamo infilati nel Museu de Arte do Rio. Tre anni fa era stato aperto da poco e ne abbiamo rinviato la visita per un gioco scaramantico. Senectus ipsa morbus.
Forse non immagini quanta fatica mi costi ormai  un viaggio intercontinentale.
Sospetto sempre sia l’ultimo / invece è sempre il penultimo / Per ora.

Intanto il museo di Rio consta di un impaginato piuttosto atipico: non è un monumento al/alla progettista, ma piuttosto una radiografia di ciò che l’arte plastica ha rappresentato in questo paese. Per quel che posso capire un aspetto relativamente secondo in rapporto alla musica. È la chiave phoné  ciò che rende il Brasile così allettante, unico, intenso, inimitabile, melanconico e comico, appassionante: la chiave che spezza le solitudini passa dalla voce.
Mulheres na Coleção MAR. Uno spazio impressionante declinato sulla creatività femminile. Non ho mai visto niente di simile in giro per il mondo. Né credo esista. Un salto nel futuro che il Museu do Rio organizza magistralmente.

In una cornice solida e sorgiva  si scopre che le donne / alcune almeno / sono capaci di gesti plastici determinati e violenti. Che fanno intuire il motivo per cui la stragrande maggioranza degli uomini / nello loro boria costellata di un passato di sangue e sopraffazione chiamato Storia /  ha provato ad escluderle attraverso un labirinto di paure / a catturarle in una felicità fittizia e degradata / sono delle competitrici formidabili!

La lotta mai dismessa contro i gay si nutre dello stesso impasto tossico e dell’identica paura: perdere, retrocedere, divenire permeabili alla ratio, rinunciare agli abusi ed ai privilegi, al gioco sporco inventato agli albori del mondo.
Ho trovato Rio più affascinante di sempre: con i giorni che passano e che incombevano come una sorta di condanna inarrestabile a doverla lasciare. Ma ho anche trovato una Livia un po’ confusa sul da farsi. Da un punto di vista astratto /  filosofico in senso largo / quale altro luogo potrebbe esserti più congeniale? I Paesi Bassi, con i loro pallori infernali, anticamera dell’artrite, non mi paiono una soluzione. Quantunque li abbia frequentati soltanto in estate finché Lies France ha potuto ospitarmi sul Keizersgracht. Ma d’inverno?

Se fossi te mi chiederei in quale stato, a che livello è  la tua competenza in merito al Portoghese scritto: poiché è palese che lavorando a Rio come artista dovrai scrivere ed il portoghese, come ogni altro lingua latina, possiede una complessità perentoria.
Ritorni il 10 Marzo: forse si può già fissare una cena?

Abraços / Lino